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POVERO NOSTRO FRANZ


103 anni orsono…

… in ricordo della morte di Sua Maestà Imperiale e Reale Apostolica Francesco Giuseppe I in tedesco Franz Joseph I von Österreich avvenuta la sera del 21 novembre 1916 a ottantasei anni, dopo sessantotto anni di regno, al palazzo di Schönbrunn dove da alcuni anni viveva stabilmente.

Tratto dal libro “Sissi, l’ultima imperatrice” di Annabella Cabiati, 2010 Edizioni “Anordest”:

Epilogo

…la sognò tutta la notte la sua Sissi, o almeno così gli parve perché i sogni sono fallaci e scolorano al primo albeggiare.

E quando si svegliò era stordito, barcollante e dolorosamente conscio di essere ancora in questo mondo.

Poco dopo, seduto alla sua scrivania, Francesco Giuseppe guardava contrariato i due medici di corte armeggiare attorno a lui. Tutta colpa di Valeria che, seduta in disparte, lo fissava con occhi preoccupati: è lei che li ha chiamati ed è lei che gli stava facendo perdere tempo.

Sentì i medici parlottare fra loro e spiegare poi a sua figlia che la causa della febbre del sovrano doveva addebitarsi a un’infezione delle vie respiratorie.

Forse polmonite?

Poi si rivolsero a lui e gli suggerirono di rimettersi a letto: il riposo gli avrebbe fatto sicuramente bene, anzi era indispensabile!

Francesco Giuseppe liquidò tutti con poche parole e, con la caparbietà che lo caratterizzava, riprese a smistare i documenti che aveva dinnanzi: c’è una guerra in corso, l’hanno forse dimenticato?

La mattina dopo, mentre lo aiutavano a vestirsi, ebbe un capogiro. Il medico, che lo fissava con occhi straniti, la costrinse a misurarsi la febbre. La temperatura era salita ancora rispetto al giorno prima.

Vide i valletti scrutarlo con curiosità e capì che non vedevano l’ora di andare a spettegolare per il palazzo.

A corte, tutti parlavano dell’indisposizione del sovrano.

Da tempo non stava più tanto bene. Ma la febbre? Quella era proprio una novità!

Francesco Giuseppe li congedò seccato e terminò di abbottonarsi la divisa da solo con dita tremanti.

Poi, strascinando i piedi, si recò alla sua scrivania dove il suo segretario lo attendeva per leggergli i bollettini di guerra. Ma era destino che non lo lasciassero lavorare in pace.

Bussarono alla porta e il volto arcigno del cappellano, che fingeva di sorridere, si profilò sull’uscio. Avanzò verso di lui annunciandogli con voce suadente che era lì per impartigli una speciale benedizione del Papa e, già che c’era, lo invitò anche a confessarsi e comunicarsi.

La febbre intanto continuava a salire.

Tutta la corte era in fermento e il ministro della Casa imperiale, andava su e giù per il salone impartendo ordini contraddittori alla servitù. Si attendeva impotenti lo svolgersi degli eventi.

Maria Valeria pregava e aspettava l’arrivo di Gisella per condividere con lei i suoi timori.

Alle sette di sera riuscì a convincere suo padre ad andare a letto e a bere prima di coricarsi un po’ di brodo caldo.

L’imperatore, che si sentiva sempre più debole, questa volta non protestò e, obbediente come un bambino, si lasciò spogliare e mettere sotto le coltri: da anni ormai dormiva su di una semplice branda da campo per sentirsi più vicino ai suoi soldati.

Valeria lo baciò sulla fronte che scottava faticando a trattenere le lacrime.

“Svegliami alle tre e mezza, perché devo terminare un lavoro che non ho completato ” mormorò il vecchio prendendole un braccio, per attirarla a sé.

Poi, come se avesse esaurito con quel gesto tutte le sue energie, lasciò la presa, abbassò le palpebre e scivolò nel sonno… e sognò la Dama Bianca (*) che fluttuava ieratica verso di lui.

Lui tese le mani e si sentì lambire da una gran felicità.

Valeria, che lo vegliava, lo udì mormorare qualcosa.

Avvicinò la lampada per vederlo meglio: sul suo volto disteso aleggiava un sorriso e comprese che l’anima di suo padre se ne era andata.

Erano le 21:05 del 21 novembre 1916

Certamente un epilogo romanzato ma ci piace ricordarlo in questo modo… chi lo sa forse è andata veramente così.

Modo molto umano per un personaggio che ha segnato nel bene e nel male le sorti dell’Europa, quell’Europa che due anni dopo la sua morte non sarà mai più la stessa.

Francesco Giuseppe, primo impiegato dello stato come amava definirsi, salì al trono all’età di 18 anni in seguito all’abdicazione “forzata” dello zio Ferdinando I - considerato troppo debole per gestire la crisi politica di quel periodo molto turbolento - a favore del fratello Francesco Carlo che a sua volta rinunciò alla successione in favore del figlio Francesco Giuseppe.

Fin dalla più tenera età, Franz, fu istruito ed indirizzato da speciali precettori ma soprattutto dalla madre l’Arciduchessa Sofia al suo futuro impegno imperiale… lei lo sapeva già.

I cosiddetti movimenti "irredentisti" che proprio dall'anno della sua ascesa al trono (1848) si inasprirono in tutte le regioni dell'impero, la guerra con il Regno d'Italia, con alterne vicende, tutte le altre vicissitudini e non ultimo l'attentato di Sarajevo, resero il suo lungo regno molto difficoltoso.

I rapporti con l'Ungheria si modificarono in meglio solamente dopo la concessione di parità avvenuta nel 1867 con il cosiddetto Ausgleich (compromesso) ovvero la riforma costituzionale promulgata il 12 giugno di quell'anno dallo stesso Francesco Giuseppe, anche per intercessione della consorte Elisabetta che amava quel popolo, riforma con la quale l'Ungheria otteneva una condizione di parità con l'Austria all'interno della monarchia asburgica, segnando il passaggio dall'impero Austriaco all'Impero Austro-Ungarico o forse più esattamente definirlo come Impero d'Austria e Regno d'Ungheria ovvero la duplice monarchia.

Sul piano affettivo la sorte non riservò a Franz Joseph grosse soddisfazioni.

Un "colpo di fulmine" lo fece innamorare, ricambiato, della giovane duchessa in Baviera Elisabetta che dopo poco diventerà la sua consorte come Elisabetta, Imperatrice d'Austria e Regina d"Ungheria, la Sissi, o più esattamente Sisi, che tutti abbiamo imparato a conoscere attraverso il grande schermo.

Si amavano veramente agli inizi della loro storia ma poi gli impegni di stato di Franz e il carattere indomabile di Sisi, che mal sopportava la rigida etichetta di corte, lentamente li allontanarono.

Non mancarono momenti di tenera intimità nella Kaiser Villa o nel Palazzo o Castello Reale di Gödöllő (**)

Ma erano attimi occasionali ed effimeri. Franz ritornava puntualmente alle sue incombenze di imperatore ed Elisabetta, insoddisfatta della vita che certamente da ragazza esuberante qual’era quando conobbe Francesco Giuseppe non immaginava potesse trasformarsi in una prigione dorata, dedicava la sua vita alla cura compulsiva della sua fisicità oppure viaggiando incessantemente per tutta Europa.

Soffriva per non aver potuto prendersi cura dei figli come avrebbe voluto e la morte della primogenita Sofia durante un viaggio in Ungheria la fece cadere in profonda depressione che si aggravò in occasione del suicidio del figlio Rodolfo, erede al trono, che si tolse la vita nel casino di caccia di Mayerling assieme alla sua giovane amante Maria Wetsera.

Francesco amava sinceramente Elisabetta ma doveva osservare gli obblighi del suo Ufficio e gli impegni di stato lo tenevano lontano dalla famiglia anche se la sua Sisi presenziava sempre, o quantomeno molto spesso, assieme a lui alle celebrazioni ufficiali.

Sissi viaggiava di continuo e lui la seguiva qualche volta - raramente – di persona ma costantemente con lettere e telegrammi.

Negli ultimi anni frequentava la corte di Vienna l’attrice Katahrina Schratt amica e poi amante dell’imperatore presentatagli proprio da Elisabetta stessa affinché la sua assenza non gli pesasse troppo.

Ma la tragedia stava per compiersi.

Tutta la vita di Francesco Giuseppe fu costellata da tragici eventi: la morte di Sofia, quella del fratello Arciduca Massimiliano, Imperatore del Messico, la morte del figlio Rodolfo, quella della madre - seppur in età - l’assassinio della sua amata Sisi, e poi l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo.

Elisabetta fu assassinata il 10 settembre 1898 mentre stava per imbarcarsi su un battello presso il lago di Ginevra per recarsi a Montreux, dall’anarchico italiano Luigi Lucheni

Quando Francesco Giuseppe ricevette la tragica notizia si prostrò e pronunciò la famosa frase :

«Nulla mi è stato risparmiato su questa terra»

("Sissi principessa ribelle" https://youtu.be/0bGlgfquw9Y)

Era la fine del XIX secolo e le cose stavano radicalmente cambiando.

Gli ultimi 18 anni, dopo la morte tragica della moglie, Franz Joseph li trascorse tra alterne vicende, fino all’attentato di Sarajevo, il gesto omicida compiuto dal giovane attentatore serbo-bosniaco Gavrilo Princip contro l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia durante una visita ufficiale nella città bosniaca il 28 giugno 1914.

Ciò fu la causa o meglio il pretesto per lo scatenarsi della prima guerra mondiale, l’inutile strage come venne definita dal papa Benedetto XV allora regnante.

Francesco Giuseppe, ormai ottantaquattrenne, fu piuttosto restio a firmare l'atto di guerra alla Serbia, ma non ebbe scelta a causa delle forti pressioni dell'esercito e della diplomazia che sostenevano la necessità dell'intervento e secondo quanto si narra il vecchio imperatore firmò, ammonendo i presenti con la celebre frase: «La guerra! Lor signori non sanno cos'è la guerra! Io lo so ... da Solferino.»

Ma firmò, e fu la fine di una moltitudine di giovani mandati a morire nelle trincee, fu la fine di una grande storia millenaria e fu la fine delle Vecchie Province.

Trieste, città fedelissima, ha avuto sempre gran rispetto per il suo Imperatore come l’imperatore ebbe molto a cuore la città di Trieste.

Nel 1857 Francesco Giuseppe ed Elisabetta fecero un importante viaggio in Italia; la tappa principale era a Milano ma si recarono a visitare anche le “loro” terre friulane giungendo a Udine a Gorizia e a Trieste.

Le cronache dell’epoca riportano che durante la visita a Gorizia i reali fecero visita a due istituzioni legate a doppio filo all’Impero, ovvero il monastero delle Orsoline, visitato dall’Imperatrice Elisabetta e dalla piccola Arciduchessa Sofia e il Ginnasio goriziano di Via delle Scuole, visitato dall’Imperatore stesso.

A Trieste, Francesco Giuseppe si recò spesso, era la città in cui viveva il fratello più piccolo Massimiliano ed inoltre era di notevole importanza per l’impero.

A Trieste nel luglio 1857 alla sua presenza, si inaugurò la Ferrovia Meridionale che, congiungendo Trieste a Vienna, intensificava i rapporti commerciali tra la capitale e il suo principale porto sull'Adriatico.

Questa era Trieste e questo era il rapporto che la Città Fedelissima, Città Imperiale, Capoluogo del Litorale Austriaco aveva col suo imperatore.

L’attuale piazza dell’unità d’Italia, rinominata così dopo il 1918, si chiamava già piazza San Pietro, Piazza Grande - come la chiamano tuttora i veri triestini - ma anche Piazza Francesco Giuseppe in onore del sovrano.

Sulla figura di Francesco Giuseppe sono stati sprecati fiumi d’inchiostro, è stato detto di Lui tutto ed il contrario di tutto una cosa però voglio sottolineare:

nella buona e nella cattiva sorte non ha mai tradito il suo paese, il suo popolo ma soprattutto non ha mai tradito il suo alleato.

Altri si !

Vienna, 1 dicembre 1916

Stando ai cronisti presenti ieri a Vienna, un milione di persone hanno assistito alla cerimonia funebre di Francesco Giuseppe d’Aburgo. La cerimonia ebbe inizio dalla Hofburg alle 15.00 dove, alla presenza di pochi intimi fu benedetta la salma.

Il corteo funebre, aperto da staffieri con fiaccole e corpi di cavalleria, si snodò per la città era composto da rappresentanti politici ausriaci ed ungheresi, da rappresentanti dei paesi neutrali amici e dai principi confederati tedeschi con il loro seguito. Il Kroneprintz tedesco era presente e precedeva i Sovrani ed i Principi stranieri Al passaggio del carro funebre, la folla presente lungo le strade si inginocchiò. La cerimonia nella Cattedrale di Santo Stefano durò a lungo ed al termine il corteo, accompagnato dal suono delle campane di tutta la capitale, si diresse alla tomba dei Cappuccini, luogo di sepoltura della famiglia reale. La salma di Francesco Giuseppe fu sepolta accanto a quella dell’Imperatrice Elisabetta.

Il Kaiser tedesco, Guglielmo II, temendo di cader vittima di attentati, ripartì quasi immediatamente da Vienna, rimanendo solo per poche ore e non partecipando ai funerali. Alcune voci ritengono che questa partenza sia stata dovuta, più che alle voci di possibili attentati, alla freddezza dei rapporti tra il Kaiser tedesco ed il nuovo Imperatore austriaco. La fredda accoglienza riservatagli all’arrivo l’avrebbe alquanto irritato.

di seguito il filmato dei funerali dell'Imperatore:

POVERO NOSTRO FRANZ

Nuovo dolore e nuove ferite

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Dio salvi il mio Popolo

fonti:


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