UNSERE LANDES MUTTER
- NOI DELLE VECCHIE PROVINCE
In ricordo di Maria Teresa, Arciduchessa Sovrana d’Austria, Regina Apostolica d’Ungheria, Regina Regnante di Boemia ed Imperatrice consorte del Sacro Romano Impero.
Nel giorno della sua dipartita avvenuta a Vienna il 29 novembre 1780, 240 anni orsono.
Maria Teresa , figlia maggiore dell’imperatore Carlo VI e di Elisabetta Cristina di Brunswick, nasce alle tre del mattino del 13 maggio 1717. Il battesimo avvenne la sera stessa e le vennero dati i nomi Maria Theresia Walburga Amalia Christina. La cerimonia fu particolarmente suntuosa, vi parteciparono oltre al padre e la madre, le vedove imperiali, le arciduchesse, sorelle e nipoti dell’imperatore e gran parte della corte. Il rito venne officiato dall’arcivescovo di Vienna cardinale Sigismond von Kollonitsch. Il fonte battesimale conteneva l’acqua benedetta alla quale erano state aggiunte cinque gocce dell’acqua del fiume Giordano.
Maria Teresa non ebbe fratelli maschi, in quanto l’unico figlio maschio della coppia imperiale Leopoldo Giovanni d'Asburgo morirà ad appena sette mesi dalla nascita. Dopo Maria Teresa nacquero solamente due arciduchesse, Maria Anna d’Asburgo e Maria Amalia d’Asburgo.
L’imperatore Carlo VI, suo padre, per evitare alla sua morte il disgregarsi della monarchia asburgica, emise, nel 1713, la “Prammatica Sanzione” documento con il quale egli voleva far ereditare i territori all’interno dell’Impero alla figlia primogenita e, di conseguenza, garantire l’elezione del marito Francesco Stefano ad Imperatore del Sacro Romano Impero.
Per questo motivo Maria Teresa, designata ad essere erede, fu istruita per poter assurgere a quel rango.
Ma perché tale documento imperiale fosse ritenuto valido necessitava del riconoscimento degli altri Stati e non fu cosa facile. Ciò avvenne solamente dopo dure battaglie e solamente con la Pace di Acquisgrana del 1748 che pose fine alla guerra di Successione Austriaca e che convalidò ufficialmente gli effetti derivanti dalla “Prammatica Sanzione” riconoscendo la coppia imperiale formata da Maria Teresa e da Francesco Stefano di Lorena che assunse il nome di Francesco I quale Imperatore del Sacro Romano Impero (Imperatore Eletto dei Romani).
Non fu facile per la ventitreenne Maria Teresa, da quattro anni felice sposa di Stefano di Lorena, - e fu un matrimonio d’amore contrariamente a quanto era d’uso nelle corti a quei tempi -, trovarsi sul trono più importante d’Europa per volere del padre.
Incinta di 4 mesi del primogenito Giuseppe, che nascerà il marzo successivo, il 20 ottobre 1740 Maria Teresa si trovò improvvisamente in guerra con i contendenti che non accettavano le conseguenze dinastiche derivanti dalla Prammatica Sanzione.
Si ritrovò con gli agguerriti avversari alle porte: Carlo Alberto di Baviera si impadronisce della Boemia e si fa incoronare a Praga; dall’altra parte Federico di Prussia, il suo più acerrimo nemico, invade la Slesia, territorio mai più ritornato nelle mani degli Asburgo; quasi tutti gli altri suoi i suoi possedimenti le venivano contestati. La giovane ed ancora inesperta Maria Teresa iniziò a governare l’impero, oltre con i nemici alle spalle, anche con le casse ridotte al lumicino.
Ma l’inesperta giovane “Resl” - come la chiamava affettuosamente il marito Stefano - non si perse d’animo e, contrariamente a quanto affermava il primo ministro di Luigi XV: “Gli Asburgo non esistono più” e come scrive Ida von Düringsfeld, questo era il momento in cui “Un ramo destinato ad estinguersi si risveglia facendo nascere nuovi incantevoli virgulti”, ella reagì.
Chiese aiuto all’Ungheria e, con il piccolo Giuseppe in braccio, al Parlamento di Bratislava parlando da madre implorò il sostegno della nazione ungherese. Fu una mossa strategica, una delle tante messe poi in campo da Maria Teresa, tanto che i nobili magiari l’acclamarono regina e unanimemente gridarono: “Moriamur pro rege nostro Maria Theresia”. L’aiuto degli ungheresi consentì a Maria Teresa di rimanere sul trono.
Nel corso del 40 anni di reggenza Maria Teresa cercò di mantenere uno stato di pace per se e per l’Europa favorendo anche una serie di matrimoni tra la dinastie europee coinvolgendo anche molti dei suoi figli, per questo motivo le venne attribuito l’appellativo di “suocera d’Europa”. Bella gerunt alii, tu felix Austria nube è una frase d'autore che viene tradizionalmente attribuita a Mattia Corvino, re d'Ungheria (1458-1490) e significa letteralmente: Le guerre le fanno (oppure, nella seconda versione, le facciano) gli altri, tu, Austria felice, sposati.
La sua politica interna ed estera la rese autorevole anche tra i suoi precedenti nemici tanto che Federico II di Prussia, uno dei più acerrimi, le rese onore dicendo: “Gli Asburgo hanno finalmente un vero uomo, e questo uomo è una donna”. Anche il Kandler ne apprezzò le sue doti di imperatrice donna, la prima che la dinastia asburgica potesse vantare, osservando: “Sotto sembianze muliebri l’imperatrice nutrì sentimenti virili”; ma la stessa Maria Teresa ebbe a dire: “Sono una regina, ma ho un cuore da re” Con questi presupposti il periodo teresiano risolleverà l’Austria e la farà risorgere da un passato medioevale ad una nuova modernità.
“Justitia et Clementia”
era il motto che Maria Teresa assunse durante il suo regno ed, all’insegna di questo disegno politico, educò il figlio Giuseppe con il quale, alla morte di Francesco Stefano, - Francesco I Sacro Romano Imperatore - , co-reggerà l’Impero pur con qualche divergenza sull’impostazione, per lei troppo illuministica, che Giuseppe II voleva dare al regno.
Maria Teresa ascese al trono e regnò inizialmente in momenti drammatici per la storia austriaca e dell’ Europa intera. La guerra di successione austriaca e poi la Guerra dei sette anni misero a dura prova le sue intenzioni di rimodernamento dell’impero ma lei caparbiamente e con l’aiuto dei suoi più fedeli e validi collaboratori come Leopold Joseph Daun, Wilhelm Haugwitz, Emanuel de Silva-Tarouca, Anton Kaunitz, Rudolf Chotek, Gerard wan Swieten, che Ella definì “uomini capaci di dirmi la verità senza tanti giri di parole e ai quali anch’io potevo aprire il cuore senza riserva”, ci riuscì.
Riformò e trasformò l’esercito, centralizzò il governo ed attivò una burocrazia efficiente, creò il catasto ed il libro tavolare, coniò il Tallero teresiano. Dette il via ad importanti riforme legislative come la separazione dei poteri, l’abolizione dei tribunali ecclesiastici, del diritto di asilo nelle chiese, la tortura, i roghi alle streghe. Nella Milano teresiana Cesare Beccaria scrisse e pubblicò “Dei delitti e delle pene” ed i figli dei Maria Teresa furono i primi in Europa ad abolire la pena di morte.
Riformò la sanità e la scuola. L’istruzione di base venne resa obbligatoria fino all’età di dodici anni sia per maschi che per le femmine anche se i nobili e perfino il popolo ed i contadini manifestarono perplessità, i primi contrari all’elevazione del popolino, mentre i secondi perché defraudati delle braccia dei figli utilizzate nell’agricoltura. Anche l’istruzione superiore ebbe un incremento per opera di Maria Teresa che trasformò il palazzo delle vacanze di suo padre in università, il Theresianum, destinata “all’educazione della gioventù aristocratica e non aristocratica”; a Pavia, ancora facente parte del Ducato di Milano, fu creata la “Scuola Centrale dello Stato” il più importante istituto scientifico austriaco in cui Alessandro Volta fu titolare della cattedra di fisica.
Le riforme sanitarie volute da Maria Teresa andarono dalla creazione del “visitatore dei morti” ossia quella figura professionale che oggi chiameremo Anatomo-Patologo, alla istituzione di presidi ostetrici estesi in tutto il territorio per contenere la mortalità infantile, avviò la pratica della vaccinazione antivaiolosa - lei stessa si sottopose assieme ai figli a questa pratica che, seppur con tecnica ancora rudimentale di derivazione turca, le dava delle speranze per debellare il morbo che aveva straziato la sua stessa famiglia -.
Tutte le riforme che l’imperatrice mise in atto per il consolidamento dello stato e per il bene del popolo ebbero come conseguenza un generale incremento demografico.
Fu Trieste, Città Imperiale ed Immediata, Città Fedelissima, fiore degli Asburgo sull’Adriatico, e porta d’accesso al mare dell’impero, a partire della creazione del Porto Franco da parte di Carlo VI ma più ancora con il periodo di reggenza di Maria Teresa e poi di Giuseppe II, la città che ne trasse, forse, più benefici.
Maria Teresa non visitò mai Trieste, ma ebbe per questa città un’attenzione particolare.
Contrariamente a ciò che fece suo padre che, istituendo il porto franco, aveva assicurato immunità a quanti fossero perseguitati per reati commessi al di fuori dei confini asburgici, Ella esercitò uno stretto controllo affinché la città non diventasse “un ricettacolo di delinquenti e falliti” e nel contempo favorì lo stabilirsi di gruppi etnici, linguistici e religiosi tra i più disparati. Vi si stabilirono a Trieste comunità serbe, greche, israelitiche, illiriche poi armeni e levantini in genere. Ognuna di queste comunità aveva, il suo luogo di culto dove raccogliersi in preghiera.
Trieste è forse l’unica città nella penisola italiana che vanta chiese, templi, una sinagoga ed altri luoghi di culto delle più svariate confessioni.
Maria Teresa devotissima cattolica considerò la Chiesa come un ente separato e subordinato allo Stato. A Trieste Ella garantì libertà di culto tanto da dimostrare nei confronti degli ebrei una tolleranza maggiore di quella manifestata nel resto dell’Austria, e arrivando anche ad offrire un prestito personale ai greci ortodossi per erigere la loro chiesa.
Ella nutriva verso i suoi sudditi, e a Trieste in particolare anche per l’investimento sul destino della città come porta d’accesso dal mare verso l’interno dell’impero, un sentimento speciale quasi materno (Landes Mutter).
Maria Teresa era da poco scomparsa e Trieste era in piena espansione. Le prime installazioni portuali come il molo San Carlo (ora Audace), il molo Teresiano, Il Canal Grande, il Lazzaretto nuovo come anche le vie di comunicazione verso l’interno vennero rafforzate e di questo fu particolarmente attivo il Governatore Karl von Zinzendorf con la costruzione della strada per Vienna che da lui prese il nome di Via Zinzendorfia.
A tenere in mano saldamente le sorti della città erano Vienna e la nuova aristocrazia del tallero, ossia la Borsa Mercantile istituita con un primo regolamento nel 1755 e poi rafforzata nel 1775; a Milano e a Roma la Borsa Valori arriverà solamente nel secolo successivo.
Scrive Antonio de’ Giuliani, nel 1785, nel suo “Riflessioni storico politiche sopra il prospetto attuale della città di Trieste”:
<<A Trieste venga l’uomo di riflessione a meditare sopra il modo con cui nascono e si fondano le città. A Trieste venga il ministro a compiacersi negli effetti delle solitarie occupazioni del suo gabinetto (ndr. gabinetto=governo/ministero); il legislatore ad apprendere l’arte di servirsi delle facoltà degli uomini per condurli, loro malgrado, a una felice esistenza >>
Maria Teresa morirà alle ore nove della sera del 29 novembre 1780 dopo breve malattia. Non volle essere “sedata” come le venne proposto perché era sua ferma intenzione incontrare Dio ad occhi aperti.
Il Kandler, nel sua libro sulla Storia del Porto Franco, cita la conclusione dell’elogio funebre pronunciata a Trieste in occasione della sua morte:
<<Uditori, il giorno mi mancherebbe, se io tutte le beneficenze, che l’estinta Sovrana sopra Trieste versò rammentar volessi; le quali certamente comprovano, che un gran cuore benefico voi perdeste. Resti però profondamente scolpita nei vostri cuori la gratitudine per le di lei beneficenze: e queste perpetuamente si rammentino dai padri ai figli, dai figli ai nipoti, e così di mano in mano a tutte le vostre future generazioni>>
In conclusione desidero aggiungere:
“A Trieste venga, tutt’oggi, il viaggiatore di commercio, il turista o il politico a magnificarsi e godere delle bellezze che questa città, - cresciuta per volere del suo popolo a partire dalla dedizione del 1382, e per l’amore degli Asburgo nei suoi confronti fino al 1918 -, offre agli occhi stupefatti di chi la guarda inconsapevoli della sua vera storia. Storia a volte distrutta nelle sua rappresentazioni artistiche, spesso millantata, nascosta o raccontata ad uso e consumo dei conquistatori. La vera Trieste va cercata nella sua storia e con gli occhi detersi dalle menzogne, come quando all’occhio malato viene tolta la cataratta, la visione risulta più chiara e sincera.”
Trieste, con uno sforzo quasi impensabile, la ricordò e la onorò nel 2017 in occasione dei 300 anni della sua nascita istituendo “l’Anno Teresiano” una serie di avvenimenti, mostre e conferenze in omaggio all’imperatrice che tanto fece per plasmare Trieste.
In quell’occasione venne bandito un concorso per la creazione di un monumento da erigere in una zona particolarmente sensibile per la storia della città. Fu indetto una sorta di referendum per la scelta del progetto più idoneo tra i cinque aventi titolo a parteciparvi, il sesto e l’unico che raffigurava l’imperatrice come tutti abbiamo avuto modo di conoscerla attraverso riproduzioni artistiche, venne scartato. Primo classificato e vincitore del concorso per l’erezione della statua in onore di Maria Teresa è stato un tallero gigante da conficcare nella pavimentazione della piazza Ponterosso.
Scrive Gabrio de Szombately, nel suo libro "A Trieste, sotto 7 bandiere 1914 - 1954", nel capitolo III "Trieste nella Belle Epoque": <<Trieste sarebbe rimasta una cittadina di patrizi decadenti, di piccoli mercanti, di poveri marinai e di salinaroli se non ci fosse stata Maria Teresa a svegliarla dal suo sonno. Fu lei infatti a promuovere le tante iniziative che trasformarono Trieste nel grande porto ed emporio dell'impero; fu lei ad ordinare l'abbattimento delle mura medioevali per estendere la città; fu lei a costruire il nuovo lazzaretto nella zona di Roiano, ad ingrandire il porto a favorire l'immigrazione, a ripristinare l'antico acquedotto romano fino al centro abitato, ad istituire la Borsa Merci, ad aprire la prima Scuola Nautica, ad emanare una nuova patente Doganale, un Editto Politico di Navigazione, e a formare all'estero una serie di consolati imperiali. C'è da chiedersi perchè mai Trieste non abbia eretto un grato e memore monumento alla sua Maria Teresa, se ha riesumato quello dell'imperatrice Elisabetta, donna bella e sfortunata - niente da dire - ma inadatta al suo alto ruolo, e che per Trieste non mosse un dito, non mostrò nessun particolare interesse, e che con la città non mantenne alcun rapporto.>>
Ma Trieste ricorderà l’imperatrice con il simbolo del denaro; penso e spero che il progetto non venga portato a termine e sostituito con qualcosa di più consono che esiste già.
Nel 2017 sull’onda dell’entusiasmo per questa augusta ricorrenza è sorto il gruppo face book
“Noi delle Vecchie Province”
Lunga vita al ricordo della nostra ”Landes Mutter”
fonti e bibliografia:
oltre ai collegamenti ipertestuali evidenziati dalla sottolineatura e dal carattere grassetto, nella stesura di questo post ci si è avvalsi delle seguenti opere:
- “Maria Teresa, Semplice nel privato-determinata sul trono”
di Ida von Düringsfeld, ed. Mgs Press, marzo 2017
- “Maria Teresa, una donna al potere”
di Edgarda Ferri, ed. Mondadori, 1994, 2016.
- “MARIA TERESA E TRIESTE – Storia e culture della città e del suo porto”
Autori Vari, ed. Antiga edizioni – PatrimonioCulturale Friuli Venezia Giulia, 2017
- "A Trieste, sotto 7 bandiere 1914 - 1954"
Gabrio de Szombately - ed. Italo Svevo Trieste - novembre 2000
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