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Gott erhalte Franz den Kaiser, unsern guten Kaiser Franz!


- NOI DELLE VECCHIE PROVINCE 2 .0

La vita, quella che si avviava alla dissoluzione, quella che alla fine del XIX e gli inizi del XX secolo si presentava spumeggiante nel fascino della Belle Époque, dei Caffè Chantant, delle nuove Arti, quella di cui si era accennato in occasione della commemorazione della morte di Elisabetta, Imperatrice d’Austria era arrivata all’ultimo capitolo, mancavano solamente ancora poco meno di due anni e poi tutto sarebbe finito.

Il mondo di oggi non sarebbe più stato “il mondo di ieri”.

104 anni fa, il 21 di novembre del 1916, nel Castello di Schönbrunn, dove nacque il 18 di agosto 1830, moriva Francesco Giuseppe I imperatore d’Austria e Re Apostolico d’Ungheria.


Noi desideriamo ricordare questa data con dei passaggi tratti da due libri:

· Il primo libro scritto dal cameriere personale dell’Imperatore, il suo “Leibkammerdiener”.

Nel libro “Ho servito l’Imperatore d’Austria” Eugen Ketterl racconta come per vent’anni sia stato l’ombra di Franz Joseph come maggiordomo ma anche, in molte circostanze, suo confidente e forse finanche un amico che l’imperatore, come tale, non poteva avere e, in queste vesti, inevitabilmente presente in quella triste e fredda sera di novembre.

(ndr. Edizione MGS-PRESS – 2015)

· Il secondo libro “Sissi, l’ultima imperatrice” è una biografia, un po’ romanzata di Elisabetta d’Austria, Sissi o meglio, come la chiamava lui, “Sisi”, scritta con dovizia di particolari da Annabella Cabiati dove inevitabilmente troviamo dei richiami alla fine di una storia d’amore, nata bene ma con vicissitudini tristi che hanno come conclusione, la morte del vecchio monarca “primo impiegato dello Stato” ma anche i prodromi della fine di un mondo che irrimediabilmente andava incontro al suo destino.

(ndr. Edizione Anordest, ristampa 2014).


Scrive Annabella Cabiati nell’epilogo del suo romanzo biografico

… “la sognò tutta la notte la sua Sissi, o almeno così gli parve perché i sogni sono fallaci e scolorano al primo albeggiare”...

Quando si svegliò il vecchio monarca era confuso, malfermo e sconsolatamente cosciente di essere ancora in questo mondo. Dopo poco, seduto alla sua scrivania osservava con sguardo inquisitorio i due medici di corte che la figlia Valeria, tenutasi in disparte, aveva fatto intervenire. Non si rendeva conto o forse non voleva rendersene conto, l’imperatore, che le sue condizioni di salute si stavano aggravando rapidamente e si innervosiva che Valeria gli facesse perdere del tempo prezioso, che lo distogliessero dalle sue incombenze lavorative; in fin dei conti c’era una guerra in corso, non si rendevano conto? non sapevano cos’era la guerra? lui si, e lo sapeva da Solferino ed era il Capo supremo del suo esercito. Ma i medici non desistettero e dopo aver discusso con Valeria si rivolsero all’imperatore consigliandolo di mettersi a letto, a prendersi un po’ di riposo. Francesco Giuseppe li liquidò tutti e con la testardaggine che lo contraddistingueva riprese il suo lavoro.

Questo accadeva il giorno prima, ma la mattina dopo …


Racconta Eugen Ketterl …

… quel martedì 21 novembre l’imperatore si svegliò dopo una notte particolarmente tranquilla ed era di buon umore nonostante soffrisse da tempo di una ingravescente affezione polmonare iniziata nel 1913 a causa di una infreddatura subita nell’accompagnare il principe Nikolaj Nikolaevic, suo ospite, da Schönbrunn alla stazione su di una carrozza aperta in un giorno di freddo e pioggia. Al rientro Francesco Giuseppe appariva sofferente e da quel momento il suo apparato respiratorio iniziò il lento ma costante declino.

La situazione internazionale era gravida di pericoli per il mantenimento della pace e soprattutto per il durare della millenaria monarchia, neanche i rapporti con l’erede al trono l’Arciduca Francesco Ferdinando erano particolarmente buoni. Poi l’attentato di Sarajevo, la morte dell’erede e della moglie, l’ultimatum non accolto alla Serbia e l’inizio del Grande Guerra influirono negativamente sulla salute ormai minata del vecchio imperatore.

In quel 21 novembre del 1916, quando ormai le sorti della Grande Guerra erano, salvo sporadiche vittorie, quasi già decise, il grande Vecchio, seppur febbricitante, continuò a lavorare con gli stessi ritmi e con la stessa energia che l’aveva contraddistinto in tutti gli anni di regno. Nonostante l’ormai veneranda età, la malattia, provato dai duri colpi della vita Egli non si ritrasse dai suoi impegni anzi, per stare almeno moralmente vicino ai suo popolo, ai suoi soldati che combattevano in suo nome, decise di trascorre queste notti dense di turbamenti, dormendo su di una branda militare, ciò gli dava la forza di sopportare meglio tutte le notizie che dai vari fronti gli venivano riferite quotidianamente.


Continua Annabella Cabiati…

… la mattina del 21 novembre mentre lo aiutavano a vestirsi ebbe un mancamento. Il medico presente, fissandolo con serietà, lo obbligò a misurarsi la febbre. Era salita rispetto al giorno prima. Il Vecchio si accorse che i valletti lo guardavano con aria interrogativa e capì che non vedevano l’ora di andare a chiacchierare per la stanze del palazzo; ormai a corte tutti ne parlavano, tutti sapevano dell’indisposizione del sovrano. Francesco Giuseppe li congedò infastidito e finì di vestirsi da solo nonostante la mani incerte. Quindi, trascinandosi, si recò alla sua scrivania dove lo attendeva…


Scrive il suo “Leibkammerdiener”…

… il principe Montenuovo che gli chiese cortesemente di ricevere il sacerdote di Corte che aveva l’incarico di portare a sua Maestà la speciale benedizione del Santo Padre. Stabilì l’orario e prosegui gli affari di stato con il suo segretario personale.

Alla mattina di buon’ora ricevette la visita della figlia Maria Valeria accompagnata dalla figlia maggiore. L’imperatore era seduto come di consueto alla sua scrivania, in forma e di buon umore. Raccontò all’Arciduchessa Maria Valeria di aver dormito bene e di sentirsi meglio rispetto al giorno prima. Raccontò anche della paterna benedizione del Papa che il sacerdote di Corte sarebbe passato a portargli. Quindi, anticipandola, disse alla figlia di non passare come consuetudine a fargli nuovamente visita perché si sentiva in forma e che non aveva tempo considerata la gran mole di lavoro che doveva sbrigare. Maria Valeria, però, gli chiese licenza di poter passare egualmente per sapere della sua salute e per dargli la buonanotte, Egli acconsentì.

Fu una mattinata intensa, ricevette i suoi più stretti collaboratori, il sacerdote di Corte con la benedizione papale, fece la comunione seppur non a digiuno in quanto godeva di questo privilegio datogli dalla Santa Sede. Congedato gentilmente il sacerdote, ricevette la visita dell’erede al trono Carlo e della moglie Zita di Borbone Parma che si intrattennero per breve tempo. Parlarono della gioia provata per la benedizione del Santo Padre, della situazione bellica e delle vittorie in Romania che inorgoglivano sua Maestà che, quantunque debilitato dalla malattia, confidava in una pronta guarigione.

Purtroppo alle 13 le condizioni dell’imperatore peggiorarono improvvisamente. Quando i responsabili della Casa arrivarono, erano da poco passate le 13, l’imperatore non era più nelle condizione di esercitare il suo ufficio. Egli si alzò dalla scrivania e si mise a riposare per qualche tempo su di una poltrona; verso le 16 volle farsi portare nuovamente alla scrivania per siglare l’ultimo documento. Poco dopo mangiò qualcosa alla scrivania; alle 17:30 arrivò l’arciduchessa Maria Valeria.


Continua Annabella Cabiati…

La febbre non si arrestava; tutta la corte era in agitazione ed il gran ciambellano si muoveva disordinatamente dando ordini alla servitù. Si aspettava l’evolversi degli eventi. Maria Valeria raccolta in preghiera aspettava l’arrivo della sorella per condividere con lei questo momento di ansia e di dolore. Alle 19 convinse il padre ad mettersi a letto e bere una tazza di brodo caldo…


Prosegue Eugen Ketterl …

… poco prima di andare a letto sua Maestà si fece portare all’inginocchiatoio ma non riuscendo ad inginocchiarsi fece le sue preghiere stando seduto. Poi, a letto, disse che aveva ancora tanto lavoro da terminare e quindi di farsi svegliare alle tre e mezzo come al solito. Mi disse con voce sommessa “era ora che succedesse”. Il respiro dell’imperatore si fece sempre più corto, ed il medico presente gli somministrò un farmaco cardiotonico, ma Lui non se ne accorse nemmeno. Alle 20,30 fu fatto entrare il sacerdote che gli impartì il sacramento dell’Estrema Unzione. Erano presenti la figlia Maria Valeria, l’arciduchessa Maria Giuseppina, l’erede al trono Carlo e la consorte, l’arciduca Francesco Salvatore e tutti gli altri dignitari. Maria Valeria, dopo che sua Maestà l’Imperatore ricevette l’indulgenza plenaria in articulo mortis, si inginocchiò davanti al padre e gli mise in mano il crocefisso. Qualche istante dopo Sua Maestà spirò.

Se n’era andato pacificamente.

Erano le 21.05.


Conclude Annabella Cabiati…

… prima, però, Valeria lo baciò sulla fronte che scottava trattenendo a fatica di piangere. “Svegliami alle tre e mezzo, perché devo terminare un lavoro che non ho completato”, mormorò avvicinandosela per un braccio, come per attirarla verso sé; poi, esaurite con quel gesto le sue forze, abbassò le palpebre e scivolo nel sonno…

“...e sognò la Dama Bianca che fluttuava ieratica verso di lui. Lui le tese le mani e si sentì lambire di una gran felicità...”

Valeria che lo stava vegliano le parve di udire mormorare qualcosa: si avvicinò tenendo la lampada in mano per vederlo meglio e sul viso dell’anziano padre vide un sereno sorriso e capì che se ne era andato.

Erano le 21.05 del 21 novembre 1916

Due trame, una storia, medesima conclusione:

E’ morto il Re, Viva il Re !!!

si dice.

Gli successe Carlo I d’Asburgo-Lorena, Imperatore d’Austria e Re Apostolico d’Ungheria.

Passarono meno di due anni nei quali Carlo dette tutto se stesso in tutti i modi per porre fine a quell’inutile strage, per portare la pace tra le martoriate genti coinvolte nella Grande Guerra, per creare una Europa sana, una Europa dei Popoli.


A nulla valse ogni suo tentativo.

Il "secolo breve" era iniziato e le sue propaggini si sentono tuttora.

Chiudo questo lungo racconto con un ricordo più leggero come solo una Valzer sa esserlo



PS: Il testo di questo post è stato liberamente tratto ed elaborato, dallo scrivente, dai testi sopra citati.


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