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FIGLI DI UN DIO MINORE ?


Vae Victis!!

"La storia è sempre scritta dai vincitori. Quando due culture si scontrano chi perde viene cancellato e il vincitore scrive i libri di storia, libri che sostengono la sua causa e condannano quella del nemico sconfitto" (Dan Brown).

Scrive Roberto Todaro nel suo post del 12 dicembre "Lavorare uniti ... sarà anche il mio impegno nell'ultimo anno centenario. Uniti pur nelle diversità...e nel reciproco doveroso rispetto. Perchè come dice il museo di storia militare di Vienna le guerre sono cose da museo"

Desidero associarmi a quanto scritto dall'amico Roberto che rilancio.

Seppur commemorati nelle loro molteplici angolazioni i conflitti bellici, le guerre, sia quelle passate come pure quelle possibili nell'epoca in cui viviamo, devono essere considerate, come si dice nel Museo di Storia Militare di Vienna, appunto, "cose da museo".

Ricordare è giusto come è giusto ricordare con lo stesso rispetto tutte le parti coinvolte in questa follia umana.

Il prossimo anno, almeno per noi attualmente viventi, sarà l'ultima commemorazione per un centenario dalla fine della prima guerra mondiale. Sarà un anno particolare per Trieste in quanto nello stesso anno si concluderanno anche le celebrazioni Teresiane. Due ricorrenze contrastanti tra loro in una città dalle molteplici sfaccettature.

Lavorare uniti nel rispetto e nelle diversità dice nel suo post l'amico Roberto e queste diversità Trieste le ha vissute nel corso dei secoli, prima come collante tra le varie genti riunite sotto le ali dell'aquila asburgica, ma poi come elemento di contrapposizione dopo la dissoluzione dell'Austria-Ungheria nel 1918 e poi durante tutta la prima metà del XX secolo.

Il gruppo NOI DELLE VECCHIE PROVINCE si è dato un limite storico-temporale, quello del 1918 quando le Vecchie Province si sono dissolte come gli Imperi Centrali Austria compresa. Tutto quello che avvenne dopo può considerarsi una sorta di cronaca più che di vera storia in quanto sono ancora aperte ferite che tengono ancora vive tali contrapposizioni. Avvenimenti che anche se recenti dovrebbero dare i loro insegnamenti ma che spesso sono ignorati.

Lavorare uniti nelle diversità significa anche ricordare quei cittadini delle nostre terre che, ufficialmente cittadini asburgici a tutti gli effetti, volenti o nolenti si sono sobbarcati il peso di una guerra non voluta e forse nemmeno sentita servendo la loro patria in armi. Vorrei a tal proposito ricordare uno fra tutti: Julius Kugy che, seppur anziano, si è sentito in dovere di prestare la propria opera per la patria. Ma mi riferisco anche a marinai, aviatori o semplici soldati che indossata l'imperial-regia divisa hanno sacrificato la loro giovane vita con lealtà e fedeltà per ciò che ritenevano doveroso e giusto.

Oltre ai marinai che soccombettero nelle acque dell'alto Adriatico e da poco ricordati con una cerimonia ufficiale, anche gli aviatori che combatterono a bordo dei loro veivoli, che oggi alla luce delle attuali tecnologie definiremmo, con le dovute scuse per gli appasionati, alquanto improbabili. Tra questi eroi dell'aria va senz'altro ricordato Gottfried von Banfield (nato a Cattaro ma triestino di adozione) detto l'Aquila di Trieste.

E vanno ricordati anche qui fanti, originari delle nostre terre, reclutati nel 97° reggimento di fanteria il "Infanterieregiment n°97 Waldstaetten" costituito nel 1883 con sede e comando nella Caserma Grande di Trieste, allora capoluogo del Litorale Austriaco. Il reggimento soppranominato "demoghela" (tradotto: diamogliela a gambe, scappiamo) a causa di alcuni atti di insubordinazione peraltro subito repressi. Il reggimento composto da 3.500 soldati giuliani partì il pomeriggio dell'11 agosto 1914 per la città di Leopoli in Galizia. Fu drammatico l'impatto con la guerra per questi giovani inviati a combattere nelle regioni più estreme dell'Impero contro la potenza dell'esercito russo. Il reggimento, aggregato al 3° corpo della 2a armata austro-ungarica, subi delle pesantissime perdite e di disunì. Molti furono fatti prigionieri e mandati in Siberia mentre il rimanente del 97° fu spostato nelle retrovie. Molti non tornarono più a casa. Purtroppo le vicende post belliche e l'avvento del nuovo regime stese un pesante velo sulla storia di questi soldati, ritenuti italiani che spararono su altri italiani e ciò non era ammissibile. Negli ultimi tempi la storia gli ha riabilitati o quanto meno fatto conoscere la loro esistenza.

Riguardo al 97° regimento si è parlato molto ed esiste anche una canzonetta non proprio esaltante le virtù belliche di quei coscritti ma quantomeno spiritosa ed anche per questo va ricordata in alcune sue strofe:

“Qua se magna, qua se bevi, qua se lava la gamela, zigheremo “demoghéla” sin che l’ultimo sarà, sin che l’ultimo sarà”

ed ancora:

“E su per la Galizia e zo per i Carpazi vestidi de paiazzi, vestidi de paiazzi, ne tocherà marciar! a, a,!”

Certamente a cento anni di distanza i sentimenti sono cambiati. La storia di queste terre è cambiata e quello che c'era non ritornerà più.

Le nostre terre, le vecchie province nel corso dei secoli hanno vissuto situazioni dalle più felici e prospere alla più drammatiche e di abbandono. Però, come è giusto, bisogna guardare avanti ma bisogna anche guardare al passato per trarne

gli insegnamenti affinchè il futuro dei nostri giovani sia prospero, libero e felice.

Desidero concludere queste righe inserendo un canto degli Alpini Italiani nella prima guerra mindiale.. Ho scelto questa canzone perchè secondo me al di là di qualunque ideologia potrebbe vestire qualsiasi divisa. ... per ricordare chi viene spesso dimenticato con le parole ed il canto di chi viene sempre ricordato.

Il canto degli Alpini in questione è: "Ta-pum Ta-pum" che inserirò nei commenti.

Buone feste a tutti

fonti:http://bora.la/2010/06/02/scampoli-di-storia-il-97-%C2%B0-reggimento-di-fanteria-demoghela/

http://www.repubblica.it/la-repubblica-delle-idee/societa/2013/08/08/news/i_ragazzi_del_97_e_l_onore_ritrovato-64458057/


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