2018 ... anche Trieste ricorda
...non sono uno storico ma semplicente una persona che ama la Storia della propria terra ...
Ebbene ci siamo arrivati. Archiviata anche la festa dell'Epifania siamo nuovamente ripiombati nella quotidianità anche se con un anno in più sulla gobba.
Mettendo da parte qualsiasi malinconia ci siamo perfettamente resi conto che nulla è cambiato se non per quei fortunati che hanno azzeccato il biglietto vincente della Lotteria. Ma non lasciamoci prendere dalla venalità e dalla tristezza per non essere noi tra i fortunati e guardiamo al domani con speranza ed ottimismo.
Siamo entrati nel 2018.
Sarà un anno strano questo per la città di Trieste, come strana è la sua essenza. Strana ma particolare, particolare ed unica. Infatti nel corso dell'anno appena iniziato si celebreranno i 100 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale ma, si concluderanno anche i festeggiamenti e le iniziative per il 300° genetliaco dell'Imperatrice Maria Teresa d'Asburgo-Lorena, che hanno interessato gran parte dell'anno appena trascorso.
Due ricorrenze contraddittorie tra di loro; contraddittorie perché se da un lato si è osannato, giustamente, una grande donna di potere che ha creato la Trieste che conosciamo, che ha reso possibile, assieme al lavoro predisposto da sua padre Carlo VI° e proseguito dai suoi successori, in primis suo figlio Giuseppe II°, lo sviluppo economico di una città portando innovazioni nelle strutture dello stato, nell'educazione resa pubblica, nella convivenza tra popoli diversi per cultura, lingua e fede religiosa, dall'altro lato si celebrerà la fine del primo conflitto mondiale: la Grande Guerra.
Chiamata inizialmente dai contemporanei "guerra europea" poi, con il coinvolgimento successivo delle colonie dell'Impero britannico e di altri paesi extraeuropei tra cui gli Stati Uniti d'America e l'Impero giapponese, prese il nome di guerra mondiale o Grande Guerra. Fu infatti il più grande conflitto armato mai combattuto fino alla futura seconda guerra mondiale. Seconda guerra mondiale che in effetti fu il naturale proseguimento, dopo solamente poco più di 30 anni relativamente pacifici, di un conflitto che non aveva risolto il problema degli imperi Centrali e dell’Impero Russo ma che dagli stessi sono sorti dittature sempre e comunque catastrofiche. Ovviamente si celebreranno anche i vincitori e tra questi anche l'Italia e Trieste avrà un ruolo importante in questo contesto.
Ma Trieste è diversa come sono diverse tutte quelle terre che non furono sottomesse dal dominio asburgico. Trieste agli Asburgo si era donata per aver protezione dalla soverchiante prepotenza della Serenissima Repubblica di Venezia che rendeva difficile la sopravvivenza della città, ultima ribelle nell'ultimo lembo dell'Adriatico dove l'egemonia del leone di San Marco dettava legge. Da allora, fatta eccezione per alcuni periodi in cui la città sopportò la dominazione napoleonica, la città di Trieste e le Vecchie Province cominciarono a godere di un benessere che rese la città di San Giusto il gioiello dell’Impero di Maria Teresa, il porto dell’Austria, la rosa profumata degli Asburgo (parole di Biagio Marin che leggeremo più avanti), coinvolgendo in questo benessere anche le vicine province, e questo per più di 500 anni durante i quali la penisola italiana era suddivisa in Stati, Regni, Ducati, Repubbliche e così via, tanto da far dire al principe Klemens von Metternich la celebre frase «La parola Italia è una espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua, ma che non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono ad imprimerle.». Era il 1847 ed un anno dopo, partendo da Napoli, dove gli “irredentisti” presero in pretesto le parole di Metternich, iniziarono i moti risorgimentali del 1848.
Ma nelle Vecchie Province e a Trieste non ancora.
La città era impegnata a lavorare, commerciare, navigare, studiare, inventare, costruendo e producendo arti figurative e tutto questo, sotto l’ala protettrice dell’Aquila Bicipite, continuava a produrre benessere. Trieste era Città Immediata ed Imperiale il che significava che essa godeva di una grande libertà economica anche se ne limitava l’autogoverno politico ma ciò aveva poco conto perché il ruolo mercantile della città era enfatizzato dalla presenza della Società di Navigazione del Lloyd Austriaco-Triestino, dalla presenza delle Assicurazioni Generali e dalla presenza di altre realtà economiche e finanziarie. Fu porto della moderna Marina Austro-Ungarica, ed i suoi cantieri produssero importanti navi sia mercantili che della K.u.K KriegsMarine; in seguito la base della marina austriaca fu spostata a Pola, altra città importante nelle Vecchie Province. Ma ci fu anche, con l’ampliarsi dell’Austria verso il Lombardo-Veneto, che si costituirà in Regno, la necessità di collegamenti più consoni all’importanza della città giuliana. Furono costruite nuove linee ferroviarie per collegare l’Adriatico con l’interno dello stato e conseguentemente si rese necessaria la costruzione di un nuovo porto. Trieste divenne uno dei principali centri di scambi commerciali per l'Europa centrale e sud-orientale, soprattutto di caffè, zucchero, frutti tropicali, vini, olio, cotone, ferro, legno e macchinari industriali. Ma non solo, agli inizi del 1900 Trieste era diventata ormai un'affollata città cosmopolita frequentata da artisti e filosofi come James Joyce, Italo Svevo, Sigmund Freud, Dragotin Kette ed altri illustri rappresentanti della cultura e della scienza. La città era il maggior porto dell'impero, al punto che ancora oggi lo stile architettonico viennese e gli esclusivi caffè dominano il paesaggio delle strade triestine.
Trieste non pensava ancora di recidere quel cordone ombelicale che la legava ormai da secoli all’Austria.
Trieste era "Città Fedelisima", titolo accordatele dall'Imperatore Francesco I° già dal 1819, con stemma e bandiera.
Il sentimento “irredentista”, già manifestatosi in altri territori italiani, ebbe il suo primo accenno a Trieste nel 1882, quando durante un corteo di ex militari asburgici, ci fu un attentato dinamitardo. Un uomo, forse un anarchico o un irredentista, lanciando una bomba nel mezzo del corteo causò la morte di un ragazzo ed il ferimento di altre 10 persone. Fu l’inizio di quel movimento che avrà il suo apice nel fallito attentato contro l’Imperatore Francesco Giuseppe ad opera del triestino Guglielmo Oberdan, che venne preventivamente arrestato e poi condannato a morte, diventando un eroe del Risorgimento. Fu un gesto certamente straordinario e generoso da parte di quel giovane studente che in tal modo voleva dimostrare il sentimento anti austriaco dei territori occupati dall’esercito asburgico. Altri simili gesti furono compiuti di altri personaggi nelle altre Vecchie Province.
Ma non tutti la pensavano allo stesso modo. Certamente Trieste, l’Istria, la Dalmazia erano terre di lingua e di cultura italiana, ma da secoli governate dagli Asburgo, secoli durante i quali l’Italia (intesa come nazione come l’intendiamo noi oggi) non esisteva se non dopo il 1848. Poi c’erano i cittadini di lingua e cultura slovena, quelli di lingua e di cultura ancora diversa dalle prime, e non tutti erano contro gli Asburgo, anzi ci furono tantissimi giovani che, pur triestini, istriani, goriziani, dalmati, ecc. per nascita si arruolarono nelle fila dell’esercito Austro-Ungarico per servire la loro patria, ovvero la terra dei loro padri, la terra dove erano nati e che per quasi 500 anni apparteneva all’Austria. Cito uno per tutti: Julius Kugy,che non ha nemmeno bisogno di spiegazioni tant'è famoso nelle nostre terre.
Città strana Trieste, dalle molteplici sfaccettature, cosmopolita per necessità e poi per vocazione.
Città strana in cui ancora una volta si scontreranno idee contrastanti tra di loro come contrastanti sono queste due ricorrenze che si sono e si stanno per festeggiare.
Però siamo nel 2018, quello che è stato non ritornerà più e questo vale, ahimè, per le cose buone ma per fortuna anche per le cose pessime. E nella speranza di un futuro di pace, di fratellanza ma soprattutto di rispetto reciproco faccio riferimento a quanto scritto in un post dall’amico Roberto Todero:
“Lavorare uniti....sarà anche il mio impegno nell'ultimo anno centenario. Uniti pur nelle diversità...e nel reciproco doveroso rispetto. Perché come dice il museo di storia militare a Vienna.....le guerre sono cose da museo!”
Quindi anche noi delle VECCHIE PROVINCE ricorderemo nella diversità con rispetto ed umiltà d'animo.
Improvvisamente ci siamo trovati dalla parte dei vincitori ma non festeggeremo, perchè non c'è nulla da festeggiare. Se vi chiedete perchè penso ciò vi rispondo con le parole del poeta Biagio Marin:
“Trieste è felice stasera. Celebra con trasporto la sua futura sventura. Perché tutte le volte che questa nostra città si è concessa con sconfinato entusiasmo all’Italia amata, ha subito imboccato la triste strada della decadenza. Noi eravamo il gioiello dell’Impero di Maria Teresa e il porto dell’Austria. Eravamo la rosa profumata degli Asburgo. Con l’Italia saremo un piccolo fondaco gestito in modo sbrigativo dai burocratici e diventeremo una società strozzata e rassegnata di facili guadagni e di indomabili nostalgie. Oggi è cominciato il nostro tramonto.”
Questi versi il poeta li ha scritti la sera del 25 ottobre 1954. Il giorno 26 ottobre 1954 Trieste sarebbe ritornata ad essere "Italiana" ... ma certi versi non hanno data ... sono sempre attuali come lo erano nel 1918 quando la Trieste delle Vecchie Province si dissolse come l'Austria-Ungheria, al sole della vittoria.
Ma questa è un'altra storia, noi ci fermiamo al 1918.
Desidero concludere questa lunga dissertazione augurandomi che le parole dell’amico Roberto Todero si concretizzino anche all’interno del nostro gruppo, ricordando ancora una volta che le Vecchie Province hanno cessato di esistere quando ha cessato di esistere l’Austra-Ungheria.
(alcuni dati sono tratti da wikipedia)
Cesare Dell’Acqua, "La prosperità commerciale di Trieste", 1877 (Palazzo Comunale Trieste)