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TRIESTE è ...


Mancano 15 giorni e, il 30 ottobre 1918 esattamente cent’anni fa, sulle Vecchie Province calerà il sipario.

Il 30 ottobre infatti il barone Fries-Skene, luogotenente in Triest consegnerà gli uffici pubblici al Podestà Alfonso Valerio ed il Palazzo della Luogotenenza diventerà Prefettura, Palazzo del Governo, Palazzo del Commissario del Governo a seconda dei periodi; le famiglie e le strade cambieranno nome: una per tutte “Via della Caserma” diventerà guarda caso “Via XXX Ottobre”, e a Trieste verrà imposta una nuova bandiera, una delle sette che come ha ben raccontato l’avv. Gabrio de Szombately nel suo libro “Sotto 7 bandiere”, sventolerà sotto il soffio della bora triestina.

Intanto …

TRIESTE è ...

Terminata la sarabanda della Barcolana,Trieste torna ad essere Trieste.

La Barcolana, si sa, è un evento di grande prestigio perché accende i riflettori su questa splendida città, sulle sue peculiarità artistiche e naturalistiche.

Chissà a cosa avranno pensato le migliaia di turisti che affollavano le rive alla vista di tutti i bei palazzi che costeggiano il mare nel Borgo Giuseppino e Teresiano, o leggendo accanto ai toponimi ora in uso l’autentica toponomastica triestina sulle tabelle gialle: Piazza Grande, Via delle Borsa Vecchia, Via Nuova, Corsia Stadion, Via del Torrente, Via della Caserma.

Chissà? Forse non avranno pensato a nulla, avranno semplicemente apprezzato una bella città senza conoscere la vera storia di Trieste.

Città di mare ma vicina alla montagna, con i contrafforti delle Alpi Giulie a poche ore di distanza che fanno bella mostra nelle limpide giornate di borino e che con l'orizzonte del mare fanno un tutt'uno, Castello di Miramar compreso.

Città dalle più svariate sfaccettature che con le sue architetture rimanda il pensiero indietro nel tempo.

Città dei Caffè dove ancora si possono leggere i quotidiani seduti ad un tavolino sorbendo, in uno dei mille modi in cui a Trieste si può sorbire, la nera delizia.

Città posta sull'estremo nord dell'Adriatico e porta aperta verso l'est.

Città particolare Trieste, conosciuta ma nello stesso tempo misconosciuta.

Città “cara al cuore degli italiani” e al contempo trascurata al punto da farle perdere tutte quelle prerogative che, nel corso dei secoli antecedenti il 1918, con il sostegno ed il buon governo asburgico, e non già come ideologicamente propagandato la “barbarie austriaca”, l’avevano resa la grande Trieste del “mondo di ieri”. Trieste è città multietnica, italofona, slavofona, germanofona, che, assieme a queste tre lingue principali, ha raccolto nel suo grembo anche tanti idiomi delle etnie attirate dalla ricca città mercantile.

Ma non solo.

Chi viene a Trieste non può non accorgersi della molteplicità dei luoghi di culto che esistono sin dai tempi di Maria Teresa e di Giuseppe II, perché a Trieste ognuno poteva conservare la propria religione e le proprie tradizioni, almeno fino al 1918 o su di lì.

Ora, avvicinandosi il centenario della fine della Grande Guerra, Trieste si troverà a scegliere se festeggiare o commemorare.

Molti non sanno che a Trieste la prima guerra mondiale è iniziata un anno di anticipo che nell’allora Regno d’Italia, perché Trieste era una città austriaca, Trieste era “Il gioiello dell’Impero di Maria Teresa e il porto dell’Austria, era la rosa profumata degli Asburgo” come la descrisse il poeta gradese Biagio Marin.

Molti non sanno che una grande moltitudine di giovani ragazzi del Litorale Austriaco, del “Österreichisches Küstenland”, di cui Trieste era capoluogo, vennero chiamati alle armi ed arruolati nel 97° reggimento di fanteria Freiherr von Waldstätten e mandati a combattere principalmente in Galizia e che il primo contingente partì dalla Stazione Meridionale di Trieste l’ 11 agosto 1914 alla volta del fronte galiziano. Fra Trieste, Gorizia, il Friuli e l’Istria sono molte le famiglie che ancora oggi conservano il ricordo di un nonno, di un bisnonno o comunque un avo arruolato nel 97° e non più ritornato. Eppure questa storia non viene pubblicamente ricordata come sarebbe doveroso. In tutti questi anni i 35.000 soldati e la loro memoria è stata quasi completamente obliata, per ricordare ed onorare i quasi 4.000 loro fratelli irredenti.

La Storia la scrivono i vincitori, si sa, ma la memoria non si può cancellare e, prima o poi, riaffiora, anche se si è tentato in tutti modi di seppellirla. Anche perché meno di cento anni di storia non equivalgono a oltre cinque secoli.

Tra festeggiare o commemorare, “Noi delle Vecchie Province”, rileggendo la storia spogliata da propaganda e nazionalismo, ha scelto di commemorare, perché in guerra non ci sono ne vincitori ne vinti, solo morti e distruzione.

Noi non festeggeremo noi commemoreremo.

Il 9 novembre alle 18:30, su iniziativa di un comitato informale di triestini discendenti da soldati e marinai AU ed alcuni amici nel gruppo “Noi delle Vecchie Province”, nella chiesa di S. Antonio Vecchio, a Trieste, verrà celebrata una messa in suffragio per i soldati e i marinai di Trieste periti nella Grande Guerra. La messa sarà secondo il rito antico, quello che apparteneva al mondo dei nostri antenati, e che ci ricorda che la Chiesa Cattolica era elemento fondante e imprescindibile della solidità della Duplice Monarchia nel cui seno Trieste è fiorita.

Per l’occasione verrà pubblicata una pagina “ad hoc” per informare in modo capillare tutti coloro che ne fossero interessati.

Con l'auspicio che questa e altre lodevoli iniziative ci avvicinino al render vero il vecchio adagio: “Quando cambi modo di guardare le cose, le cose che guardi cambiano”

Città strana Trieste, città bellissima Trieste perché … TRIESTE è TRIESTE.


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