NOI DELLE VECCHIE PROVINCE: rimembranze
Wolfgang Amadeus Mozart
- Salisburgo, 27 gennaio 1756
+ Vienna, 5 dicembre 1791
Oggi ricorrono 227 anni dalla morte di uno dei musicisti riconosciuto universalmente tra i più prolifici e creativi e di immenso valore artistico che la storia della musica possa ricordare.
Bambino prodigio, già all’età di 5 anni iniziò a dare manifestazione della sua genialità che poi esploderà con delle creazioni musicali sublimi per tutta la, seppur breve, durata della sua vita. Difatti morirà per motivi non ancora del tutto chiariti alla giovane età di 35 anni, poco dopo la mezzanotte del 5 dicembre1791, lasciando un bagaglio di produzioni musicali tra le più varie e straordinarie dalla musica sinfonica a quella operistica, dalla musica da camera alla musica sacra, dai lied alle cantate ed ancora molto altro di più.
WAM, inoltre, fu il primo musicista della storia ad emanciparsi dalle dipendenza di un nobile, ecclesiastico o benestante che sia, divenendo, in tal modo, il primo “libero professionista” della musica.
Fino quasi gli anni ’80 dello scorso secolo WAM era conosciuto ai più, fatta eccezione per gli addetti ai lavori, musicologi, musicisti o amanti della musica in genere, esclusivamente per alcune sue creazioni venute alla ribalta con trasmissioni televisive dell’epoca o perché più spesso eseguite ignorandone financo l’autore .
Mi riferisco ad esempio al “Rondò alla turca” terzo movimento della sonata per pianoforte n. 11 K331:
reso famoso dallo spot di Carosello
oppure per il primo movimento “Allegro” dalla Serenata in Sol maggiore K 525, universalmente nota come Eine kleine Nachtmusik ("Piccola serenata notturna")
oppure ancora per il primo movimento della sinfonia n. 40 in Sol maggiore K550
della quale il secondo e terzo movimento non sono da meno.
Fu però solamente con l’arrivo del film “AMADEUS” di Milos Forman del 1984
che WAM riuscì a raggiungere quel successo e quel livello di conoscenza capillare fino ad allora ingiustamente misconosciuta
Trieste, e con essa i territori collegati, nel periodo in cui Mozart dava il meglio di se, iniziava il suo cammino verso la modernizzazione instradata dalla costituzione del Porto Franco da parte di Carlo VI e successivamente dalle strategie economiche, urbanistiche, sociali e politiche che la figlia Maria Teresa mise in atto in favore della città di San Giusto.
Mozart, come anche Maria Teresa, non venne mai a Trieste ma si incontrarono in uno dei viaggi che il padre Leopoldo fece portando il giovanissimo musicista e la sorella Nannerl, anch’essa giovinetta ed abile strumentista, in giro per le corti europee.
Era il tempo della modernizzazione dello stato, l’epoca dei “lumi” e Maria Teresa ne era la fautrice nell’impero da non molto ereditato dal padre e tenne in molta considerazione Mozart almeno fintanto che non ebbe notizia che egli manifestasse interessi molto concreti per la massoneria, allora invisa dall’Imperatrice fervente cattolica.
Mozart, come dicevamo, non venne mai a Trieste anche se gli passò molto vicino durante il suo viaggio a Venezia, ebbe però modo di conoscere il nostro Conte Karl von Zinzendorf e, a questo proposito riporto un estratto da:
…“Aveva inviti (ndr. Leopold Mozart e i suoi figli) assicurati da parte di alcuni patrocinatori nobili e, a tre giorni dal loro arrivo (ndr. a Vienna) i bambini si esibivano al palazzo del Conte Collalto. Tra i presenti c'era il consigliere del Tesoro Viennese e futuro primo ministro Karl von Zinzendorf, il quale annotava nel suo diario che "un bambino di solo cinque anni e mezzo (in realtà Wolfgang aveva quasi sette anni), suonava il clavicembalo". Dopo un'apparizione davanti al Vice-Cancelliere Imperiale, i Mozart furono invitati alla corte reale, dove l'imperatrice Maria Teresa d'Austria volle mettere alla prova l'abilità di Wolfgang chiedendogli di suonare con la tastiera coperta. Durante questa visita a corte, Wolfgang conobbe l'arciduchessa Maria Antonia, la futura regina Maria Antonietta di Francia, che aveva due mesi più di lui. Il biografo di Mozart, Eric Blom, racconta un aneddoto in cui l'arciduchessa aiutò Wolfgang scivolato sul pavimento lucido, ricevendone in cambio una proposta di matrimonio”.
Poi con l’ascesa al trono del figlio di Maria Teresa, Giuseppe II, e con il corso storico del “dispotismo illuminato” Mozart venne tenuto in grande considerazione dall’Imperatore tanto da venir nominato musicista di corte.
La morte dell'imperatore Giuseppe II e l'ascesa al trono di Leopoldo II mise in crisi Mozart in quanto venne tenuto un po' in disparte dalla corte
Mozart nel corso della sua vita entrò in contatto con molti personaggi aderenti alla massoneria ed nella quale venne accolto. Lo stesso imperatore Giuseppe II tollerò, seppur con qualche variante, il movimento massonico.
WAM compose molte musiche che si ispiravano allo spirito della massoneria come ad esempio “Il Flauto Magico”, ma non solo.
A questo riguardo va specificato che la massoneria di allora, sorta a Londra nel 1717, come una unione di fratellanza su base morale e con scopi umanitari e che ufficialmente dichiarava di non avere barriere etniche, religiose, ideologiche e politiche non va confusa con quello che si intende oggi per massoneria che spesso, a ragione o torto, viene scambiata con associazioni criminose di vario stampo.
Armonia e Fratellanza - Wolfgang Amadeus Mozart: https://youtu.be/YIRLOk_fz00
Nel suo ultimo anno di vita Mozart compose molta musica d'ispirazione massonica; oltre al Flauto magico di cui abbiamo accennato sopra, e alla Piccola cantata massonica, è degna di nota la cantata per tenore e pianoforte Die ihr des unermeßlichen Weltalls Schöpfer ehrt ("Voi che onorate il creatore dell'universo infinito") K 619, su testo di Franz Heinrich Ziegenhagen.
Ziegenhagen era un socialista utopista, esponente dell'Illuminismo radicale ed egualitario; il suo testo (messo in musica da Mozart nel luglio 1791) è un'appassionata perorazione a favore della tolleranza religiosa, contro il fanatismo, contro il militarismo e a favore della pace fra i popoli che ben rispecchia il modo di vivere nella Trieste asburgica del periodo.
Interessante è la disquisizione che si può trovare nel link:
di cui riporto la prima parte:
«Voi che onorate il creatore dell'universo infinito, che si chiami Geova, o Dio, che si chiami Fu o Brahmā, udite! [...] Spogliatevi della veste che impedisce all'umanità di vedere il maleficio della superstizione! Nel coltro viene riforgiato il ferro che ha sparso finora il sangue degli uomini e dei fratelli! Fate scoppiare la roccia con la polvere nera che spesso ha diretto il piombo nel cuore del fratello, uccidendolo!»
(F. H. Ziegenhagen)
Ma veniamo al motivo di questo nostro ricordo.
Bernhard Paumgartner nella sua corposa biografia di Wolfgang Mozart si sofferma con molta attenzione sui mesi prima della sua, finora rimasta ufficialmente e clinicamente, inspiegabile morte.
Nelle settimane di ottobre e novembre di quell'anno WAM era impegnato alla stesura del "Requiem" e nel contempo, completato il "Flauto Magico", trascorreva le serate al teatro per godere del successo di pubblico e di critica che quella sua ultima fatica gli regalava.
Non stava bene ma nonostante ciò la moglie Costanza dopo la prima rapprsentazione dell'opera era ritornata, in compagnia della sorella Sophie, a Baden. Nelle ultime lettere che egli scrisse alla moglie traspariva ancora una certa gaiezza tipica del suo carattere a dispetto della sensazione che si faceva sempre più tangibile che la vita lo stava abbandonando.
Al ritorno da Baden, Costanza, iniziò a rendersi conto che la salute di Amadeus si faceva preoccupante. Fece di tutto per aiutarlo, lo convinse a fare delle passeggiate in carrozza, fece in modo che ricevesse visite di amici per distoglierlo dall'ossessionante "Requiem" da terminare e consegnare al misterioso committente.
Egli era convinto che la vita gli veniva meno ed era anche convinto che fosse stato avvelenato. Si arrivò perfino a sospettare Salieri dell'atroce delitto e le dispute intorno a tali voci destano ancora qualche interrogativo.
Con il passare dei giorni, delle settimane, piedi e mani iniziarono a gonfiarsi e a perdere la mobilità; ma, pur conscio della gravità del suo stato fisico non perse un solo attimo di lucidità. La cognata Sophie sempre presente al suo letto lo curava con l'amorevolezza che la moglie Costanza non seppe dargli.
A fine novembre le condizioni di WAM peggiorarono ulteriormente tanto che spinsero il medico curante a chiamare il primario dell'Ospedale Generale. Purtroppo non c'era più nulla da fare, l'organismo stremato dalla malattia non era più in grado di reagire. Febbre miliare acuta fu la diagnosi che fecero i medici intervenuti al capezzale di Mozart.
Nulla di tutto questo, però, gli impedì fino all'ultimo momento di lavorare al suo requiem e con gli amici accanto continuava a scrivere, a provare le varie voci, a correggere ciò che riteneva fosse da correggere, ben poco, in realtà, perchè WAM scriveva di getto e tutto era esattamente come doveva essere: "non una nota di più, non una nota di meno"
Fu quando giunsero al "Lacrimosa", dove il lavoro si era interrotto, che il Maestro si rese conto che non sarebbe mai riuscito a finirlo.
Il giorno dopo, appunto al 5 dicembre 1791, Costanza chiese alla sorella Sophie di andare a chiamare il prete della chiesa di San Pietro, cosa non facile perchè l' "inumano sacerdote" si rifiutò ostinatamente di recarsi da Mozart, e non si sa certamente se Wolfgang ricevette i sacramenti. Non si conoscono i motivi dell'ostinazione del prete verso Mozart probabilmente nella pigrizia del sacerdote piuttosto che all'appartenenza di WAM alla massoneria.
A tarda sera, dopo lunghe ricerche, si trovò finalmente il dottore a teatro. Promise che sarebbe venuto dopo lo spettacolo, aggiungendo che tanto non c'era più nulla da fare. Quando arrivò ordinò impacchi freddi sulla testa di Mozart che lo scossero in tal modo da fargli perdere quasi conoscenza. Ma si riprese subito e il suo unico pensiero era andare a continuare la stesura del requiem che doveva assolutamente completare; si alzò a sedere sul letto con gli occhi sbarrati nel vuoto e poi cadde riverso, reclinò il capo verso la parete e si assopì.
Cinque minuti prima dell'una, Mozart non c'era più.
Le esequie ebbero luogo il 6 dicembre alle tre pomeridiane.
Un semplice feretro di abete fu portato davanti alla cappella del Crocifisso, accanto al pulpito Capistran, a Santo Strefano, dove per i funerali più modesti la benedizione avveniva all'aperto.
Poi il feretro fu portato al cimitero di San Marco ed inumato in una fossa comune.
Le spoglie di Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart non furono mai ritrovate.
Finì così, all'età di quasi 35 anni, la vita di uno dei più grandi musicisti che il mondo tutt'ora annoveri.
Cambiò il modo di fare musica e di lui si disse che la sua musica fu così celestiale perchè trasmessa direttamente da Dio.
Tratto da "MOZART" di Maynard Solomon:
"Se il cadavere di Mozart fu dimenticato, il suo ricordo rimase vivo presso la famiglia, gli amici ed i concittadini.
Abbiamo già citato la commossa nota redazionale apparsa sulla <<Wiener Zeitung>> il 7 dicembre.
Il 10 dicembre, pochi giorni dopo la sepoltura, i direttori del Freihaustheater tennero una commemorazione di Mozart nella chiesa di San Michele. Un periodico locale riferì che era stato eseguito il Requiem. <<composto durante la sua ultima malattia>> e che era stato dato l'annuncio che <<nei prossimi giorni Herr Schikaneder darà una rappresentazione del Flauto Magico a favore della vedova>>. Venne anche annunciate che il barone van Swieten <<si era assunto la cura e l'educazione>> dei figli di Mozart e tutti espressero la propria determinazione <<a non lasciare che la vedova di Mozart e i figli vivano a Vienna in ristrettezze>>
In seguito anche i fratelli massoni commemorarono Mozart tessendone l'elogio: <<All'eterno Architetto dell'Universo è piaciuto di strappare alla nostra fraterna catena uno degli anelli più cari e benemeriti>>, declamò l'oratore, chiedendo <<Chi non lo conosceva? - chi non lo stimava? - chi non lo amava - il nostro degno fratello Mozart?>>
Il 15 dicembre si tenne a Praga la più importante delle commemorazioni di Mozart: una <<solenne cerimonia funebre>>, iniziata al suono delle campane che raccolsero nella chiesa di San Nicola <<tante persone che nè la chiesa, nè l'adiacente cosiddetta Piazza italiana riuscirono a contenerle tutte>>. Sempre nella chiesa venne eseguito un Requiem con orchestra e coro di 120 elementi, sotto la direzione di Josepha Duschek, <<interpretato con tanta nobiltà>, secondo una cronaca di giornale, <<che lo spirito di Mozart in paradiso deve averne goduto>>