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Galeotto fu il libro ...


... scriveva Padre Dante.

Questa espressione non si usa esclusivamente per indicare un oggetto, una persona o un avvenimento che sono stati la scintilla di una relazione amorosa, può anche essere usata per indicare l’inizio di una collaborazione, di una passione non necessariamente sentimentale, o, come in questo caso, l'input per entrare in un argomento, trito e ritrito, da un'altra via d'accesso, quella data dalla vita di un grande musicista triestino, forse un po' accantonato causa una sorta di rossiniana "calunnia" che, come una specie di "fil rouge", ci accompagna nella storia di una città tanto amata e tanto poco conosciuta e che solamente le vicissitudini di questo musicista e la presentazione che ne fa l'autore Paolo Petronio possono chiarire sgombrando ancora una volta il cielo limpido della vera storia dalle nubi nere e minacciose delle ideologie e dei nazionalismi.

I casi della vita, a volte, ti riservano delle sorprese che poco prima non ti saresti nemmeno immaginato.

Bene, qualcosa di simile è capitato e sta tutt'ora capitando a me.

Parecchi anni fa, quando ebbi l'idea, assieme ad alcuni amici e colleghi, di istituire un Circolo CRAL all'interno dell'azienda in cui prestavamo servizio, la situazione venutasi a creare e la sua stessa evoluzione mi mise nelle condizioni inaspettate e piacevolissime di conoscere persone di alta levatura culturale e di estrema disponibilità al dialogo ed al confronto.

Persone che hanno lasciato in me, ancora dopo anni dalla fine di tale esperienza, un ricordo talmente positivo e profondamente stimolante tanto da farmi venir l'idea, molti anni dopo e con motivazioni diverse, di ripetere quell'esperienza. Forte di tutta questa positività, motivato dalla neonata consapevolezza che la verità a volte non è quella che, ridondantemente, ti viene ripetuta in tutte le occasioni ed in tutte le sfaccettature possibili, anzi. Ed è proprio lì che ti rendi conto che una bugia, ben raccontata e soprattutto ripetutamente riproposta diventa, nel cervello poco attento e ben disposto da una precedente e scrupolosa concimazione psicologica, una inconfutabile sacra verità.

Come dicevo più sopra, l'esperienza precedente, ossia quella della creazione del Circolo Culturale Cral in seno alla Casa di Cura Salus dove ho lavorato fino al pensionamento, e la sua conduzione per un paio di anni, mi dette il modo di conoscere e di apprendere molte cose fino ad allora a me sconosciute.

Durante gli anni di vita di questo circolo, tra le atre attività, venne organizzato un ciclo di "conferenze" denominato "Incontri Culturali Triestini ... un'ora con ..."

Un personaggio importante che ha partecipato a questi pomeriggi, presso la Sala delle Riunioni della Casa di Cura, è stato senz'altro un attuale amico che ci intrattenne con una conversazione sulla storia del Monte Hermada, teatro di battaglie della Prima Guerra Mondiale e questo signore, che mi onoro di conoscere, è lo storico Roberto Todero, che attualmente con profonda stima annovero tra gli amici del gruppo "Intermezzo Musicale" e "Noi delle Vecchie Province". Ma anche la dottoressa Rossella Fabiani, già direttrice del Castello e del Parco di Miramare che ci aprì le porte di quella fantastica storia, del suo protagonista e del Parco che Massimiliano ebbe a creare; o l'ing. Fabio Zubini (ormai non più tra di noi) che ci raccontò la storia del Borgo Giuseppino e dei suoi caratteristici personaggi. Non posso scordare il dott. Silvano Subani, ex sergente della Polizia Civile, che ci intrettennte sulla storia di quel corpo di polizia tanto importante per queste terre nei nove anni di Governo Militare Alleato; non posso nemmeno tralasciare il dott. Giuliano Cecovini che parlò della storia della Sanità Triestina e, non per ultimo, il signor Giorgio Gregorio che ci affascinò con un cortometraggio sulla apertura della Via "Nord del Drago" sul gruppo del Montasio, ad opera del grande Julius Kugy. E poi tanti altri personaggi ancora che sarebbe lungo riportarli tutti.

Poi il Cral Salus Trieste ebbe il suo declino anche, probabilmente, per la mancanza di ulteriori stimoli determinato forse anche dal mio pensionamento ...chi lo sa.

Ne segui un'altra esperienza associativa alla quale collaborai e che mi portò a conoscere e a far conoscere ai sodali di quella realtà luoghi come la Val Saisera sulle orme di Julius Kugy e, più vicino a noi, l'archeologia industriale della Centrale Idrodinamica e della Sottostazione Elettrica in quel del Porto Vecchio di Trieste. Ma, come spesso succede, invidie , gelosie e "primadonismi" vari hanno fatto si che iniziative nate sane finissero alle ortiche.

Sta di fatto che appena nel 2017 in occasione dei festeggiamenti per i 300 anni Teresiani in corso a Trieste qualcosa in me si riaccese.

Ed ecco sulla linea del via, pronto per la partenza, un gruppo per ricordare quella grande sovrana, suo Padre ed i suoi successori che tanto hanno fatto per la nostra città, per Trieste. Poi, subito dopo, un'altro gruppo, quello musicale si è aggiunto anche per stemperare un po' la serietà del primo.

E siamo ai giorni d'oggi.

Come premesso le circostanze della vita ti riservano sorprese ed è con un certo imbarazzo e con molta modestia che mi accingo a continuare queste righe.

Il caso ha voluto che per vari ed inaspettati motivi ho avuto l'opportunità e la fortuna di conoscere, oltre ad altre interessanti persone, un signore molto importante per le storie che stiamo portando avanti: il dr. PAOLO PETRONIO

L'amico Paolo Petronio, che spero mi conceda questo privileggio ed in avanti anche l'omissione del titolo accademico, è uno che "sa" ma che non ostenta il suo sapere con arroganza o presunzione, anzi cerca di trasmetterlo con pacata esposizione dei fatti e della storia anche ad ignoranti come lo sono io.

Nell'ultimo incontro che abbiamo avuto, con la scusa di bere un caffè, l'amico Paolo Petronio mi ha omaggiato di un libro, un suo lavoro: "Le opere di Antonio Smareglia".

A questo punto si pongono due interrogativi:

1) Perchè questo lavoro da parte dell'autore e ...

2) perchè ha omaggiato me di questo lavoro ?

Me lo ha spiegato lui con poche semplici parole.

Cresciuto in una famiglia dove il companatico era la musica non riusciva difficile per un giovane essere attratto da musicisti e musicologi che in vario modo gravitavano attorno alla sua famiglia e siccome la sua famiglia, come gran parte delle famiglie triestine aveva un certo legame con la cultura e la minoranza slovena certi personaggi erano diventati famigliari nella mente di Paolo Petronio.

Ma questo non basta per giustificare questo lavoro.

Il bandolo della matassa sta al lavoro di Paolo Petronio come il manoscritto scoperto dal Manzoni sta ai Promessi Sposi.

Non vorrei peccare di assurde analogie e presunzioni con questa affermazione, sta di fatto che la curiosità dell'autore sul nostro personaggio musicale nasce in seguito al ritrovamento furtutito, nei meandri di alcune casse nella soffitta della casa paterna, di alcuni libretti d'opera, strani e curiosi libretti rossi, riguardanti il compositore Antonio Smareglia e soprattutto la sua fama, la sua triste fama di jettatore. E questa fu la scintilla che accese nell'animo di Petronio la volontà di capire di più, di capire come un validissimo musicista, oltretutto "nostrano" fosse stato così dimenticato da editori, direttori d'orchestra, librettisti, critici e pubblico.

Da questo lavoro, imprescindibile dal raccontare la storia della storia dello Smareglia ne comsegue anche un "filo rosso" storico per eccellenza ovvero la storia della Trieste della fine '800 fino ai primi decenni del XX secolo.

Questo ha pensato l'amico Paolo Petronio quando gli sono venuto in mente io.

La storia di Trieste in quegli anni particolari connotati da tensioni politiche e sociali che segnarono anche la vita artistica di Antonio Smareglia.

Troppa roba per me.

Lo dissi all'amico Paolo: <<..bel lavoro, molto interessante, ma non so se riuscirò a finirlo...>>

mi rispose: <<... perchè non dovresti finirlo?>>

<< ... perchè è troppo impegnativo per chi come me, non essendo musicologo ma semplicemente amante della buona musica, risulta troppo difficile addentrarsi nei libretti, nelle sceneggiature, nei quadri, negli intermezzi, nelle sinfonie ed in tutto ciò che hai messo dentro questo grande lavoro biografico...>>

Ma non ho rinunciato del tutto a questo grande omaggio che l'amico Paolo mi ha fatto, e come una sorta di salomonica decisione ho saltato a piè pari tutto ciò che specificatamente rigurdava l'opera lirica e musicale dello Samreglia, mangiando, però, avidamente tutto ciò che invece riguardava la storia di Trieste, dei triestini, di quelli cosiddetti austricanti e di quelli cosiddetti irredenti, della storia dei maggiorenti della città, ebrei, sloveni, italiani o tedeschi di tutto, insomma, che potesse aprirmi un'altro spiraglio di verità su questa nostra misconosciuta storia.

E l'ho fatto. E ben me ne incolse.

Paolo Petronio nei due capitoli "Intermzzo" e "La Scuola Musicale Triestina" oltre all'introduzione, e ai capitoli riguardanti specificatamente le opere dello Smareglia ci fa entrare in una città che a me era quasi sconosciuta.

Grazie Paolo Petronio anche perchè tra le tante cose mi hai anche ricordato Pino Radole, don Giuseppe Radole mio maestro del Coro del Seminario Vescovile nell'epoca in cui ne era studente.

Conclusione:

Questo libro " LE OPERE DI ANTONIO SMAREGLIA " è un libro per tutte le "stagioni", per chi vuol sapere di più sulla musica nostrana, per chi vuol conoscere la storia vera di Trieste di quel periodo, e per chi vuol, associare la storia con la musica.

Un bel lavoro, grazie Paolo, veramente grazie.


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