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SIC TRANSIT GLORIA MUNDI


INFERNO, Canto XXXIII

La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a’capelli del capo ch’elli avea di retro guasto

(vv. 1-3)

Per ch'io mi volsi, e vidimi davante

e sotto i piedi un lago che per gelo

avea di vetro e non d'acqua sembiante ...

(vv.24 ...)

… Noi passammo oltre, là 've la gelata

ruvidamente un'altra gente fascia,

non volta in giù, ma tutta riversata.

Lo pianto stesso lì pianger non lascia,

e 'l duol che truova in su li occhi rintoppo,

si volge in entro a far crescer l'ambascia;

ché le lagrime prime fanno groppo,

e sì come visiere di cristallo,

rïempion sotto 'l ciglio tutto

Ormai", diss'io, "non vo' che più favelle,

malvagio traditor, ch'a la tua onta

Io porterò di te vere novelle" ...

(vv.111 ...)

Dante invoca l'aiuto delle Muse per descrivere il IX cerchio.

Ingresso nella prima zona di Cocito, la Caina dove sono puniti i traditori dei parenti; incontra i conti di Mangona e Camicione de' Pazzi.

Ingresso nella seconda zona di Cocito, la Antenòra dove sono puniti i traditori della patria, incontra Bocca degli Abati e altri traditori.

Ingresso nella terza zona, la Tolomea, dove sono puniti i traditori degli ospiti e degli amici; incontra il conte Ugolino e l'arcivescovo Ruggeri.

E' il tardo pomeriggio di sabato 9 aprile (o 26 marzo) del 1300 tra le cinque e le sei di sera

Interessante è il mese in cui è ambientato questo passaggio attraverso l'inferno raccontato da Dante perchè 615 anni più tardi, ma nella stessa stagione, un altro avvenimento, che segnerà il corso futuro della storia, mi ha, in qualche modo, portato alla mente questo appassionante poema dantesco.

IL GRANDE BLUFF, IL GRANDE INGANNO

Succede in alcuni giochi di carte, di quelli individuali come il poker ad esempio, che essendo i giocatori uno contro l'altro, si mettano in atto delle strategie per ingannare l'avversario e metterlo in difficoltà fino a portarlo alla sconfitta. Succede, invece, quando si gioca a carte in quei giochi per così dire di coppia come ad esempio "briscola" "scopa" "tressette", che la coppia di giocatori alleati usino delle strategie per battere la coppia avversaria e vincere la partita.

Mai però viene preso in considerazione, almeno per quanto io ne sappia, che un giocatore si accordi con l'avversario per sconfiggere il giocatore alleato.

Bene, questa azzardata similitudine mi richiama ad un fatto, di non poca importanza, accaduto in questo periodo dell'anno 1915, centoquattro anni fa:

L'ITALIA RIPUDIA LA TRIPLICE ALLEANZA

Il 4 maggio 1915 L'Italia ripudia l'alleanza con l'Impero Germanico e con l'Impero Austro-Ungarico.

Dopo un lungo percorso di avvicinamento, tenuto per lo più segreto, e di accordi con la Francia, con la Gran Bretagna e con la Russia, l'Italia opponendo quanto stabilito dall'articolo 4 del trattato, si smarca dall'alleanza e si dichiara neutrale nel conflitto scatenato dall'Austria contro la Serbia.

IL PATTO DI LONDRA


Come si sa l'Italia era alleata per effetto del patto della Triplice Alleanza con l'impero di Germania e con l'impero Austro-ungarico. Il patto militare fu fortemente voluto dall'Italia desiderosa di rompere un isolamento dovuto all'espansionismo francese in Tunisia verso la quale anche la stessa Italia nutriva aspirazioni. Il patto, di tipo difensivo, obbligava gli stati firmatari ad intervenire militarmente in aiuto dell'alleato offeso. Lo scoppio della prima guerra mondiale, voluto dall'Austria contro la Serbia come risposta all'assassinio dell'erede al trono d'Austria-Ungheria Francesco Ferdinando e della consorte, mise in moto tutta una serie di accadimenti che da tempo stavano per scoppiare, si aspettava unicamente il "casus belli"

Ne approfittò l'Italia per dichiararsi neutrale nel primo anno di guerra per poi, dopo accordi diplomatici segretissimi,

passare dall'Alleanza con Germania ed Austria-Ungheria alla Triplice Intesa composta da Francia, Gran Bretagna e Russia.

Il Patto di Londra (conosciuto anche come "Trattato di Londra") fu un accordo segreto firmato il 26 aprile 1915, stipulato tra rappresentanti del governo italiano e i rappresentanti della Triplice Intesa, con i quali l'Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali, durante la prima guerra mondiale, entro un mese dalla stipula del patto in cambio di cospicui compensi territoriali non completamente riconosciuti nel successivo trattato di Versailles, alla fine del conflitto, che disattese le aspettative italiane tanto di parlare di "vittoria mutilata".

Era strategicamente importante per l'Intesa aprire un nuovo fronte a sud, lungo i confini del Regno d'Italia, per impegnare l'esercito dell'Alleanza in una nuova zona di combattimento alleggerendo in tal modo la pressione sulle linee di fuoco già esistenti. Lo stesso anno l’Italia rifiutò le altre proposte dei governi di Vienna e Berlino affinchè rimanesse nello stato di neutralità perchè ritenute economicamente, strategicamente e territorialmente inferiori.

Il patto restò segreto fino alla sua inattesa pubblicazione, alla fine del 1917, da parte dei bolscevichi, appena giunti al potere in seguito alla Rivoluzione Russa. Il governo rivoluzionario, infatti, diede immediata e massima pubblicità ai patti diplomatici segreti rinvenuti negli archivi zaristi, e tra essi il "Patto di Londra". La pubblicazione ebbe vasta risonanza internazionale e causò grave imbarazzo alle potenze firmatarie, suscitando inquietudine presso l'opinione pubblica mondiale e ponendo in scacco il metodo della "diplomazia segreta", seguito da decenni dalle potenze europee. Tutto ciò voluto dal governo Salandra e successivamente Sonnino , unitamente alle alte gerarchie militari ed in piena consapevolezza di sua maestà il Re, però all'insaputa del Parlamento Italiano e contrario alla maggioranza della volontà popolare.

L'azione del governo all'insaputa del Parlamento andava contro la consolidata prassi parlamentare che si era affermata fin dai tempi di Cavour.

Per evitare la crisi istituzionale, considerando anche la posizione favorevole alla guerra del Re Vittorio Emanuele III, la Camera approvò, col voto contrario dei soli socialisti, la concessione dei pieni poteri al governo, che la sera (?) del 23 maggio dichiarava guerra all'Impero austro-ungarico. Tuttavia, l'esistenza stessa del trattato non fu comunicata, e questo rimase segreto fino alla sua pubblicazione da parte del governo bolscevico.

Il giorno seguente alla concessione dei pieni poteri al governo da parte del Parlamento italiano, ebbero inizio le operazioni militari.

LA DICHIARAZIONE DI GUERRA DA PARTE DEL REGNO D'ITALIA ALL'AUSTRIA UNGHERIA

Il 23 maggio 1915 il Duca D'Avarna, ambasciatore d'Italia a Vienna, presentava al Ministro degli Esteri austroungarico la seguente dichiarazione di guerra:

" Secondo le istruzioni ricevute da S.M. il Re suo augusto sovrano, il sottoscritto ha l'onore di partecipare a S.E. il Ministro degli Esteri d'Austria-Ungheria la seguente dichiarazione :

Già il 4 del mese di maggio vennero comunicati al Governo Imperiale e Reale i motivi per i quali l'Italia, fiduciosa del suo buon diritto, ha considerato decaduto il trattato d'Alleanza con l'Austria-Ungheria, che fu violato dal Governo Imperiale e Reale, lo ha dichiarato per l'avvenire nullo e senza effetto ed ha ripreso la sua libertà d'azione.

Il Governo del Re, fermamente deciso di assicurare con tutti i mezzi a sua disposizione la difesa dei diritti e degli interessi italiani, non trascurerà il suo dovere di prendere contro qualunque minaccia presente e futura quelle misure che vengano imposte dagli avvenimenti per realizzare le aspirazioni nazionali.

S.M. il Re dichiara che l'Italia si considera in istato di guerra con l'Austria-Ungheria da domani.

Il sottoscritto ha l'onore di comunicare nello stesso tempo a S.E. il Ministro degli Esteri Austro-Ungarico che i passaporti vengano oggi consegnati all'Ambasciatore Imperiale e Reale a Roma. Sarà grato se vorrà provvedere a fargli consegnare i suoi."

L'Imperatore Francesco Giuseppe reagì con un proclama molto duro nei confronti dell'ex alleato e molto accorato verso i "Suoi Popoli":

Ai miei popoli!

Il re d’Italia mi ha dichiarato guerra.

Il regno d’Italia ha commesso a danno dei suoi due alleati un tradimento di cui la storia non conosce uguale.

Dopo un patto d’alleanza che durava da oltre trent’anni, durante i quali ha potuto crescere il suo territorio e conseguire un insperabile benessere, l’Italia ci ha abbandonati nell’ora del pericolo ed è passata a bandiere spiegate nel campo dei nostri nemici.

Noi non abbiamo minacciato l’Italia, non abbiamo menomato la sua reputazione, violato il suo onore o i suoi interessi. Noi abbiamo scrupolosamente osservato gli obblighi derivatici dall’alleanza e accordato la nostra protezione quando l’Italia ha preso le armi.

Noi abbiamo fatto di più: quando l’Italia ha diretto i suoi avidi sguardi sui nostri confini, noi, per salvare l’alleanza e la pace eravamo pronti a grandi e dolorosi sacrifici, a sacrifici che toccavano in modo particolare il nostro cuore paterno. Ma non è stato possibile calmare l’avidità dell’Italia, che credeva di dover sfruttare l’occasione. Così deve compiersi il destino, Le mie armate hanno vittoriosamente resistito al potente nemico al Nord durante dieci mesi di gigantesche lotte e nella più completa fratellanza d’armi con gli eserciti del mio illustre alleato.

Il nuovo perfido nemico del Sud non è certo per voi un avversario nuovo. I grandi ricordi di Novara, Mortara, Custoza, e Lissa, che sono l’orgoglio della mia gioventù, e lo spirito di Radetzky, dell’arciduca Alberto e di Tegethoff, che sopravvive nelle mie forze di terra e di mare, mi sono garanti che anche nel Sud sapremo difendere con successo i confini della monarchia.

Io rivolgo un saluto alle mie valorose e vittoriose truppe. Ho piena fiducia in loro e nei comandanti!

Ho piena fiducia nei miei popoli, al cui ineguagliabile spirito di sacrificio è dovuto il più profondo e paterno ringraziamento.

Prego l’Onnipotente di benedire le nostre bandiere e di accogliere la nostra giusta causa sotto la sua benigna protezione.

Franz Joseph

E fu la guerra

.Così raccontò quei tragici fatti Fritz Weber nel suo libro "DAS ENDE EINE ARMEE" italianizzato in "LE TAPPE DELLA DISFATTA":

< 1 maggio 1915 ... Il servizio è eccezionalmente monotono. Durante il giorno non succede mai nulla. Di notte però scrutiamo nell'oscurità con tutti i nervi tesi. La nebbia che sale dalla valle e i rumori dei passi della sentinella del forte più vicino fanno correre un brivido nell'immenso silenzio. Di quando in quando, la lama di un riflettore fruga le tenebre, indugia sulla strada e si spegne dopo un attimo, mentre il paesaggio ripiomba nell'oscurità. In ore simili lo stare di guardia, come durante il giorno, non sembra più una cosa tanto superflua. Da un momento all'altro un rombo può distruggere il gran silenzio e segnare l'inizio di un terribile avvenimento: la guerra. A Roma e a Vienna essa sarà rappresentata da un foglio di carta, che un signore elegantemente vestito e dai modi assai cortesi consegna a un altro del tutto identico a lui. Qui, prorromperà dalla foresta col lampeggiare di diecimila baionette e il passo di una colonna in marcia sulla strada, oppure tuonerà da qualche piega del terreno, distruggendo parapetti e casematte >

Era il mese di maggio, i primissimi giorni del mese di maggio quando Fritz Weber racconta questi momenti. Non era ancora stato notificato dal governo italiano agli alleati della Triplice Alleanza l'intenzione di recedere dal trattato stesso e nemmeno ancora consegnata la dichiarazione di guerra ma erano già in atto gli accordi presi pochi giorni prima, il 26 aprile, con i quali l'Italia aderiva alla Triplice Intesa e si schierava contro gli ex alleati.

Ma l'Austria qualcosa già immaginava. Comportamenti controversi degli ultimi tempi avevano fatto sorgere il dubbio sulla lealtà dell'alleato italiano. Quindi lo stato maggiore dell'esercito austriaco si preparava con giusta premonizione a difendersi, non ad attaccare.

Le linee di confine con il Trentino vennero rafforzate con la costruzione di fortificazioni e casematte in attesa di ciò che poi sarebbe successo .

Ed è in questi luoghi che Fritz Weber venne chiamato a prestare il suo servizio in qualità di ufficiale di artiglieria.

Così continua l'autore:

<... Un pomeriggio mentre me ne stavo seduto in compagnia del volontario Ludwig Trenker su uno spalto del forte, all'ombra di una torretta, squilla l'allarme.

Voci eccitate risuonano nei corridoi.

Ci precipitammo giù per le scale, chiudendo dietro di noi la porta di ferro. Nel lungo corridoio delle casematte sono radunati tutti gli uomini liberi dal servizio. Gli ufficiali stanno a destra.

Silenzio di tomba. Con voce tremante, il comandante legge un dispaccio. Soltanto qualche parola staccata giunge fino a me:

"... dalle 18 di questa sera stato di guerra con l'Italia ... il nemico sta per entrare a Castel Tesino ... attacchi si attendono da un momento all'altro. Comandante supremo ...".

Un lungo silenzio. Quindi, un ordine: - Rompete le righe!

Quel giorno è rimasto indelebile nella memoria di tutti coloro che lo vissero, tra l'Ortles e l'Adriatico: 23 maggio 1915.>

Poche ore dopo, come racconta, il Weber nel suo libro, iniziava l'offensiva delle truppe italiane contro le roccaforti austriache.

Era la sera del 23 maggio e, per mormorare, il Piave dovette aspettare il giorno seguente, il famoso 24 maggio.

Questo accadde 104 anni fa.

PS: IL TESTO DI QUESTO BLOG E' UN ELABORATO CON RIFERIMENTI A SITI O PAGINE WEB A CUI SI RIMANDA.

PER QUANTO RIGUARDA I RIFERIMENTI DI WIKIPEDIA ITALIA VA TENUTO CONTO CHE ESSENDO LA STESSA WIKIPEDIA UNA ENCICLOPEDIA LIBERA ON LINE OGNUNO E' LIBERO DI SCRIVERE CIO' CHE VUOLE E NON SEMPRE QUESTO CORRISPONDE ALLA REALTA' DEI FATTI.

WIKIPEDIA DI ALTRE PROVENIENZE PUR ESSENDO ANCH'ESSE LIBERE TRATTANO CERTA STORIA CON PIU' OBIETTIVITA'.

PS2: PER QUANTO RIGUARDA IL 24 MAGGIO VI RIMANDO AL BLOG PRECEDENTE

"LA STORIA LA SCRIVONO I VINCITORI, MA NON SEMPRE"


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